Alfredo Giuliani
Importante figura del panorama letterario novecentesco, nacque a Mombaroccio il 23 novembre 1924, unico figlio del pesarese Guido e della sedicenne picena Maria Foresi. Il padre era di professione violinista e da Pesaro si trasferì a Roma quando Alfredo aveva sei anni per entrare a far parte dell’orchestra del Teatro dell’Opera. A causa dei frequenti viaggi del padre al seguito dell’orchestra e della successiva separazione dei genitori, Giuliani trascorse la sua infanzia e la sua adolescenza con la madre e con la nonna paterna nella casa di quest’ultima nel quartiere di San Giovanni.
Compì i suoi studi nella capitale dove frequentò il liceo Virgilio; lì conobbe il grecista Bruno Gentili, allora giovane professore di latino e greco, con cui strinse una profonda amicizia e che gli trasmise la passione per la metrica, indirizzando i suoi studi futuri verso l’ambito filosofico. Nel 1919, la lettura di Una stagione all’inferno e delle Illuminazioni di Arthur Rimbaud rappresentarono per Giuliani il punto di svolta decisivo che lo avvicinò sempre più alla letteratura, specialmente alla poesia.
Giuliani si diplomò da privatista nel 1942 e lavorò per un anno presso Federconsorzi; chiamato alle armi dopo l’8 settembre, si rese irreperibile nascondendosi nel quartiere Parioli presso la zia, monarchica badogliana e antifascista. Gli anni dell’università furono caratterizzati da un avvicinamento del giovane Giuliani anche alla politica. I suoi studi si conclusero nel 1949 con una tesi di laurea in filosofia.
Nel 1951 sposò Laura Fasciani e dal loro matrimonio nacquero i figli Nicoletta e Luca. Scriveva, nel frattempo, su La Parrucca, la rivista di Alessandro Mossotti diffusa tra Pavia e Milano tra il 1953 e il 1965, nella quale si formarono molti dei giovani che sarebbero diventati presto i protagonisti del mondo culturale degli anni Sessanta.
Per ciò che riguarda le opere, le sue raccolte di versi furono: Il cuore zoppo (1955), Povera Juliet e altre poesie (Feltrinelli, 1965), Il tautofono (Scheiwiller, 1969), Chi l’avrebbe detto (Einaudi, 1973), Nostro padre Ubu (Cooperativa Scrittori, 1977), Versi e non versi (Feltrinelli, 1986), Ebbrezza di placamenti (Manni, 1993), Furia serena. Opere scelte (Anterem, 2004), Dal diario di Max. Pensieri e ridevoli patacchi (Marini, 2006). Ha fatto parte del Gruppo 63 e nel 1961 ha curato la pubblicazione dell’antologia I novissimi. È stato direttore responsabile della rivista del Gruppo 63 Quindici fondata a Roma nel 1967 e ha collaborato al quotidiano La Repubblica e alle riviste Il Verri, Il cavallo di Troia, Testuale e Gradiva. Nel 1970 ha pubblicato per Einaudi un suo racconto in prosa della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso e nel 1972 da Adelphi il romanzo Il giovane Max. I saggi sono raccolti in Le droghe di Marsiglia (Adelphi, 1977) e Autunno del Novecento. Cronache di letteratura (Feltrinelli, 1984). Ha tradotto opere in versi e in prosa di James Joyce, Dylan Thomas, Edwin Arlington Robinson, Ben Jonson, Alfred Jarry, Henri Michaux, Thomas Stearns Eliot e il Pericle di William Shakespeare.
Alfredo Giuliani morì a Roma il 20 agosto 2007.
BIBLIOGRAFIA